Per molti la magia svanisce verso gli otto anni. E c’è chi non la prende affatto bene. Un sondaggio dell’Università di Exeter, il primo nel suo genere, svela quando e perché smettiamo di credere in Babbo Natale
Un vecchio signore col pancione, la lunga barba bianca e un buffo vestito rosso che si infila nei camini portando doni ai bambini buoni. E poi via, in sella alla sua magica slitta trainata da renne volanti verso i paesi vicini. Chi non vorrebbe tornare bambino per credere ancora a Babbo Natale? Forse meno di quanti si possa pensare. In base ai dati preliminari raccolti dall’Università di Exeter nel primo sondaggio al mondo che indaga il nostro rapporto col mito di Babbo Natale, solo il 34% degli adulti vorrebbe tornare a credere come faceva da bambino e ritrovare quella magia che sembra dissolversi verso gli otto anni. Una verità che – svela ancora il sondaggio – può fare decisamente male.
L’indagine, ancora in corso, è un’idea dello psicologo dell’Università di Exeter Chris Boyle, che finora ha raccolto le risposte di 1200 persone in tutto il mondo, scoprendo quando e come gli ex bambini hanno smesso di credere in Babbo Natale e quali conseguenze abbia portato la scoperta dell’amara verità.
I dati preliminari indicano che in media i bambini smettono di credere a Babbo Natale intorno agli otto anni, con qualche lieve differenza tra Paesi anche se molto vicini (per esempio la media in Inghilterra è 8,03 anni mentre in Scozia è 8,58). C’è da dire anche che il 65% di coloro che affermano di aver creduto al mito del signore buono che distribuisce balocchi ai bimbi che si comportano bene ha voluto prolungare il gioco, nonostante ormai fosse arrivato alla verità.
Ma come si reagisce alla verità? Il 56% degli intervistati ha dichiarato di non aver subito nessun trauma e che la propria fiducia nei confronti degli adulti non è stata intaccata dalla bugia svelata. Un terzo dei partecipanti, invece, ha rivelato di essere rimasto sconvolto dalla notizia, con un 15% che afferma di essersi sentito addirittura tradito dai genitori, mentre il 10% si è arrabbiato molto per essere stato ingannato.
La parte del lavoro più affascinante (e a volte divertente) per Boyle è leggere in che modo gli intervistati sono arrivati alla verità. “La causa principale è un’azione accidentale o deliberata dei genitori, ma alcuni bambini hanno iniziato a mettere insieme i pezzi da soli quando sono diventati più grandi”.
Pare infatti che spesso i genitori siano un po’ maldestri e si facciano cogliere letteralmente con le mani nel barattolo dei biscotti che figli lasciano per Babbo Natale. Altri svegliano i bambini facendo cadere i regali durante la notte, lasciano i cartellini dei prezzi attaccati ai doni o firmano gli auguri come “mamma e papà”. Lunga, poi, è la lista di bambini-investigatori che trovano i doni nascosti in casa dai genitori, o che riconoscono nella calligrafia di Babbo Natale quella del papà o della mamma. Ma ci sono anche bambini molto più intraprendenti che spediscono letterine in Lapponia con la lista dei desideri lasciando all’oscuro i genitori per poi non ritrovare neppure una delle loro richieste sotto l’albero.
A volte è la scuola a far nascere il germe del dubbio o addirittura a spezzare l’incanto del Natale: bidelli camuffati da Babbo Natale subito riconosciuti, bambini un po’ più maturi che svelano il segreto ai compagni, o addirittura insegnati che chiedono a bambini di sette anni un tema su come hanno scoperto che Babbo Natale non esiste.
Tanti bambini, però, ci arrivano da soli mettendo insieme le conoscenze che acquisiscono man mano. Come può un uomo solo consegnare tutti quei giocattoli in tutto il mondo in una sola notte? Come fa un signore tanto grasso a calarsi giù dal camino? E poi ci sono le perle, come quella di un partecipante di nove anni che scrive “Ho imparato abbastanza di matematica, fisica e geografia da capire da solo che non poteva essere reale”, o di chi a otto anni ha smesso di credere perché nessuno ha saputo spiegargli come mai Babbo Natale non portasse del cibo ai bambini dei Paesi poveri.
Fonte: www.wired.it