Come lavorare con i minori in comunità? Orientamento sulla funzione ripartiva

Lavorare con i minori affidati a una casa famiglia o comunità, richiede un’analisi assai complessa della situazione psico-ambientale nella sua specificità, proprio perché vengono meno alcuni cardini fondamentali per la crescita e l’età evolutiva del minore, che bisogna concentrare la nostra attenzione sulla funzione riparativa che la comunità deve mettere in atto tra le sue metodologie di accoglienza.

La funzione riparativa della vita quotidiana in comunità, è essenziale per il semplice motivo che la funzione ripartiva serve a compensare questo tipo di ragionamento:

Riparare da: deprivazione/maltrattamento, ricreando un ambiente terapeutico che recupera, ricostruisce ed attualizza le primarie funzioni strutturanti fallite, riparando ai precoci fallimenti ambientali causa di privazione o deprivazione.

La deprivazione può comportare un disturbo reattivo dell’attaccamento i cui sintomi sono: mancanza di capacità di dare e ricevere affetto, comportamenti aggressivi, disturbi nel contatto visivo e nel linguaggio, bugie e furti (tendenze antisociali), mancanza di amicizie o rapporti significativi stabili, consistenti problemi di controllo.

Il disturbo è dovuto alla mancanza di un attaccamento primario a seguito del rifiuto e della separazione dalla madre: un rifiuto che può verificarsi e permanere anche quando la madre è fisicamente presente, ma la relazione con il figlio è caratterizzata dal fallimento iniziale di qualsiasi.

Le capacità empatica e di contenimento

Le conseguenze evolutive  per il minore possono essere disparate, per ragion di sintesi ne riporto alcune:

La conseguenza maggiore della mancata costruzione di legami nell’infanzia è l’incapacità di instaurare relazioni significative nella vita successiva.

Ciò si accompagna ad una forma di psicopatologia caratterizzata da mancanza di affettività, vergogna o senso di colpa/responsabilità e dalla difficoltà emozionale di entrare in una relazione empatica con gli altri.

Le difficoltà di relazione si configurano, dunque, come i principali esiti disadattivi del quadro di deprivazione sopra descritto.

Se si prende in considerazione le descrizioni di bambini e adolescenti che hanno subito maltrattamenti fisici, trascuratezza e/o maltrattamento psicologico (condizioni, quest’ultime, che accomunano le storie di tutti i minori in carico ai servizi sociali) troviamo l’una in presenza di problemi scolastici e nell’apprendimento connessi a ritardi dello sviluppo intellettivo;difficoltà sociali ed emozionali, comprensive di ostilità,aggressività, passività; bassa stima di sé e,nel lungo periodo, esiti nella devianza e nella psicopatologia conclamata.

I ragazzi trascurati sono passivi, senza difese, con significativi ritardi dello sviluppo e disarmati in condizioni di stress, mentre quelli maltrattati fisicamente sembrano presentare un temperamento difficile e, sotto stress, manifestano accentuata impulsività e rabbia Crittenden.

Come organizzare la comunità per minori?

La comunità deve essere organizzata su  specifici criteri quali l’età dei minori e, in funzione di questo aspetto, la valutazione dei tempi di permanenza, il numero degli adulti in rapporto ai soggetti ospiti e la loro stabilità per la formazione di legami significativi, l’integrazione fra un modello teorico di riferimento e la progettazione organizzativa stessa della struttura sul singolo e sul disturbo specifico manifestato.

Le problematiche di disadattamento presentate dai soggetti deprivati/maltrattati (minori/adolescenti/giovani adulti) possono essere meglio affrontate se si adotta una prospettiva radicalmente contestualista che oltre alla qualità delle relazioni, tenga presente la funzione supportiva che la struttura della vita quotidiana fornisce, nei diversi contesti di vita, in cui i minori crescono.

 “Lo sviluppo di un individuo è profondamente determinato da eventi che si verificano in situazioni ambientali in cui l’individuo stesso non è neppure presente” Bronfenbrenner

 

fonte: www.contattolab.it