I DISTURBI PSICOSOMATICI NEI BAMBINI: LE EMOZIONI CENSURATE SI SCARICANO NEL CORPO

Esistono narrazioni e situazioni nelle quali più ancora delle parole registriamo sensazioni e percezioni corporee: sentiamo tremare le gambe, avvertiamo le mani sudate, l’angoscia che ci prende al petto o il cuore battere più forte.  Ci sono storie che vedono come protagonisti bambini che non sono in grado di utilizzare il linguaggio per esprimere il disagio psichico che li tormenta, o semplicemente per dare un nome a quell’emozione spiacevole che avvertono, e allora il corpo diventa il principale veicolo di espressione del dolore psichico.

Nel PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico) (2006) si parla dei disturbi di somatizzazione affermando “I bambini con disturbi di somatizzazione si lamentano per una varietà di sintomi fisici alla base dei quali non è possibile riscontrare alcuna condizione medica….i sintomi sembrano connessi a situazioni che evocano angoscia anche se il bambino non associa i sintomi alle situazioni in cui si scatenano” .

Cefalea, dermatiti, asma e disturbi gastrointestinali, sono solo alcuni tra i disturbi psicosomatici più comuni durante l’infanzia. Queste patologie non hanno una causa organica ma funzionale, ovvero l’organo colpito è sano ma si altera nella sua funzione per via di un disagio psichico, inespresso o non riconosciuto, che si riflette nel corpo.

Ma come fa uno stato psichico a riversarsi in maniera così prepotente sul corpo? Cosa porta un bambino a vomitare tutte le mattine prima di andare a scuola, o ad avere il corpo ricoperto di eczemi? Per riuscire a comprendere la psicosomatica bisogna fare riferimento al sottile rapporto tra mente, corpo e cervello e, specialmente quando si parla di bambini, a come questa relazione nasca nell’interazione con la principale figura di accudimento, generalmente la madre.

Fin dalla nascita la madre rappresenta il principale regolatore degli stati affettivi e fisiologici del bambino. La capacità di sintonizzazione affettiva (Stern, 1985), consente a madre e bambino di sintonizzarsi sul medesimo stato affettivo, entrambi i componenti della diade interagiscono esprimendosi secondo modalità differenti, vocali o non vocali, ma cooperando insieme come in una sorta di “danza” (Stern, 1985) per modulare la qualità, la quantità e la durata degli stimoli del medesimo stato affettivo o emotivo. Avviene quindi uno scambio reciproco di espressioni, atteggiamenti e comportamenti, in cui la madre “legge” gli stati interni del bambino e il bambino a sua volta “legge” la risposta della madre che riflette i suoi stati affettivi originari.

L’ abilità del genitore nel comprendere lo stato interno del bambino e sintonizzarsi con esso è di fondamentale importanza, in quanto consente di gettare le basi per lo sviluppo di un’integrazione psicosomatica, cioè l’integrazione tra il Sé corporeo e il Sé emotivo in un Sé coeso, tanto fisico quanto psichico. Questo consentirà al piccolo di comprendere a poco a poco che quando avverte determinate sensazioni corporee, queste saranno ascrivibili a determinate emozioni che dapprima possono essere riconosciute, poi manifestate e verbalizzate.

Diversi studi (Schore, 2003) hanno inoltre dimostrato come gli scambi affettivi, regolati e non, propri dei primi rapporti dell’infante con la madre, possano facilitare o inibire la maturazione del cervello, in particolare dell’emisfero destro, deputato alla regolazione degli stati affettivi e psicofisiologici dell’individuo. Il flusso degli scambi affettivi e sensoriali proveniente dal cervello materno va a plasmare l’organizzazione non solo funzionale, ma anche strutturale delle aree specializzate nell’elaborazione emotiva nel bambino. Se la madre è fortemente disattenta, priva di capacità di entrare in sintonia o in empatia con il bambino, si producono conseguenze negative sulla maturazione del bambino. Per es. La mancata sintonizzazione affettiva, o l’essere esposti per un tempo prolungato a delle interazioni disfunzionali (cioè inadeguate o maltrattanti), va ad intaccare la struttura e la funzione cerebrale alla base dell’equilibrio psicosomatico del bambino, così come della sua capacità di riconoscere e modulare le emozioni.

Questa tangibile interazione tra mente e corpo è la testimonianza, anche per i più scettici, che la modulazione degli affetti ricopre un ruolo cruciale nella nostra vita. I disturbi psicosomatici sono tutt’altro che malori inventati, simulati dalla mente di un bambino capriccioso che non vuole andare a scuola. Il sintomo, che ad esempio può precedere l’entrata a scuola, rappresenta una sorta di S.O.S inviato dal corpo, che ci vuol comunicare che forse qualcosa, proprio nell’ambiente scolastico, non va. La paura, l’angoscia e la rabbia non espresse, si materializzano attraverso dei sintomi tangibili che non possono essere messi da parte, ma esigono di essere ascoltati. Il bambino ha bisogno che quel sintomo venga riconosciuto, e che l’emozione sottostante a quelle sensazioni corporee possa, finalmente, essere legittimata ed espressa “a parole”.

Ma nel nostro caotico mondo le emozioni sono svalutate: è radicata una cultura del “dover essere” sempre felici e all’altezza delle aspettative, come se la sofferenza non ci dovesse mai sfiorare. Si diffonde la tendenza a nascondere le emozioni, specialmente quelle troppo dolorose e disturbanti per il singolo e per l’ambiente.  Così le emozioni – che non possono essere vissute, manifestate, esplicitate e che devono essere pertanto censurate –  finiscono per essere somatizzate: non trovando un canale nel riconoscimento mentale e nell’espressione comunicativa queste emozioni devono per forza trovare uno sbocco diverso, corporeo e finiscono per essere somatizzate. Nessuno, nemmeno i bambini sono esenti dal provare emozioni spiacevoli, e se non ci saranno degli adulti ad aiutarli ad accoglierle, sarà poi il corpo con il suo malessere, a lasciarle vivere e manifestare.

Fonti:

– V. Lingiardi, F. Del Corno (a cura di), (2008) , PDM- Manuale diagnostico psicodinamico, Milano: Raffaello Cortina.

– Stern D. N. (1985), Il mondo interpersonale del bambino. Torino: Bollati Boringhieri 1987.

– Schore A. N., (2003), La regolazione degli affetti e la riparazione del sé, Roma: Astrolabio 2008.

FONTE: http://www.cshg.it