Maltrattamento all’infanzia, Italia ancora a due velocità: a sud rischio alto e pochi servizi

Il rapporto Cesvi mette in relazione la violenza con situazioni di povertà economica, relazionale ed educativa. Si conferma ultima la Campania, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. Regione più virtuosa l’Emilia Romagna

 
Sono 1 milione e 208 mila i minori che vivono in una situazione di povertà assoluta in Italia, al sesto posto tra i Paesi con le peggiori performance in Europa, con il 32,8% di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale; drammatica la situazione anche dal punto di vista del maltrattamento, con la Campania in ultima posizione, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia; migliora il Molise, e si riconferma regione più virtuosa l’Emilia Romagna. E’ quanto emerge dalla seconda edizione dell’indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia realizzato da Cesvi, ottenuto dall’aggregazione di 64 indicatori di fattori di rischio e servizi offerti, che individuano aree critiche e best practice nelle diverse Regioni.

Il quadro finale dell’indagine è quello di un’Italia a due velocità, dove nel Mezzogiorno il rischio è più alto e l’offerta di servizi carente o di bassa qualità, mentre al centro-nord, con Emilia Romagna in testa, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto Friuli Venezia Giulia e Toscana, la situazione è diametralmente opposta.

Povertà economica e non solo. Fulcro della seconda edizione il concetto che la povertà non è necessariamente il presupposto del maltrattamento ma rappresenta un fattore predittivo: situazioni di povertà materiale, emozionale, relazionale ed educativa possono insomma avere come conseguenza ultima, estrema e drammatica la violenza nei confronti dei più piccoli.

“È stato dimostrato che il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali; tuttavia – spiega Daniele Barbone, amministratore delegato di Cesvi – la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e la trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per rispondere ai bisogni di base dei minori, o un effetto indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori. Inoltre povertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate: nelle famiglie in cui si fatica ad arrivare a fine mese è difficile, per esempio, riuscire a partecipare ad attività culturali e ricreative”.

La famiglia, il luogo più pericoloso. Numerose indagini sui reati contro i minori hanno rilevato che i bambini e le bambine vengono maltrattati soprattutto nell’ambiente familiare, finendo poi per introiettare la violenza come risposta “adeguata” a situazioni di stress. “Investire in prevenzione e contrasto al maltrattamento deve diventare una scelta politica strutturale di medio-lungo termine, che tenga presente anche i ritorni in termini di benefici e vantaggi sociali ed economici”, precisa Barbone.

Per cogliere la multidimensionalità di un problema e intervenire in modo adeguato, secondo i responsabili Cesvi, servono una legge quadro nazionale sul maltrattamento, nonchè un sistema informativo puntuale in grado di approfondire le tematiche legate a genitorialità, gruppi familiari a rischio e condizioni di salute di genitori e bambini.

“Attraverso questo Indice regionale, vogliamo portare l’attenzione degli attori politici su una serie di misure necessarie, tra cui una legge quadro nazionale che intervenga in modo sistematico sul fenomeno facilitando la costruzione di politiche intergenerazionali”, conclude l’AD di Cesvi.